L’Etiopia è un paese affascinante, a volte misterioso, molto più di quanto le parole potrebbero esprimere. Il profumo della sua natura, i sapori intensi della cucina e l’ ascetismo che trapela dai luoghi di culto, – soprattutto durante le feste religiose. Difficile descrivere la varietà dei popoli della Valle dell’Omo, l’emozione delle Chiese Rupestri di Lalibela – sacra per i cristiani ortodossi etiopi e riconosciuta dall’Unesco patrimonio dell’umanità -; le architetture medievali di Gondar, che le attribuiscono anche il nome  di “ Camelot d’Africa,  un tempo capitale dell’impero sotto l’imperatore Fasiladas (1632/1667);  il misticismo dei monasteri del Lago Tana; Il mondo a parte di Harar, caposaldo della penetrazione islamica nell’Africa sub-Sahariana e punto d’incontro commerciale tra Africa, India e Medio oriente; la colorata e incantevole Depressione Dancala, uno dei luoghi più caldi ed inospitali della terra.
 


A Lalibela, Beta Giorgis,
 è la chiesa più caratteristica, a forma di croce greca, isolata, sontuosa, scavata nella roccia. Il Kebran Gabriel (accessibile solo agli uomini), uno dei monasteri più belli e meglio conservati della zona.

L’immagine sacra / …Quell’eternità immobile, al braccio delle sue furie / che ha modificato il rosso del tufo lavico: reso verde muschio / giallo ocra, arancio appassito, come se / da una tavolozza, i colori si fossero rovesciati sulla sommità / mescolandosi e adagiandosi poi ai monumentali lati. / Dietro palpebre chiuse udire un tonfo sordo: / il primo colpo, il primo rotolare di roccia infranta…/

Versi tratti dalla poesia “Le chiese di Lalibela” –  edita da “Pragmata”, raccolta “Il viaggio”.

La chiesa di Beta Giorgis a Lalibela

L’Etiopia evoca quasi sempre l’immagine di un paese povero e disorganizzato, in preda alle carestie ed ai disordini tra etnie. Di contro non si può’ dimenticare che questa grande nazione ha una cultura e una storia tra le più’ affascinanti nel contesto africano. Ancora poco visitata causa le “polverose” vie di  comunicazione e le rare –vista la vastità del territorio – strutture ricettive, rimane pur sempre una meta avventurosa, adatta ad ogni visitatore in cerca di emozioni autentiche; chi viene in Etiopia non può essere solo  turista, ma, necessariamente, deve avere lo spirito del viaggiatore.
L’Etiopia ti cattura con la lucentezza dei suoi panorami, con le infinite vallate, le montagne dai profili sinuosi e i villaggi disseminati di tukul; in questo contesto si muove una popolazione antica che vive ancora oggi nelle campagne come centinaia di anni fa, spostando l’aratro a mano o con i buoi, muovendosi lungo piste polverose su carretti trainati da asini oppure a piedi: l’eterna marcia dei popoli Africani.

/Terrazze ovunque tra le pietraie laviche. / Contadini  le solcano all’ombra di se stessi / nel ripido pendio d’ appassita buccia d’arancio. / La boscaglia di eucalipti è da tempo trascorsa / lungo la strada che porta a Macallè. / L’ombra del raggio posato sul rilievo / è lunga più di un treno, più di un  viaggio. / Sono tanti ognuno nel suo recinto di sassi / con la propria coppia di buoi / lo sguardo rivolto alla  terra /al cibo che verrà, alla vita. /Vivono la semplice storia del lavoro / delle sue rare pause di gioia e di piacere. / Si fermano a volte  a tracciare pensieri. /…/

Versi tratti dalla poesia “Contadini d’Etiopia” – edita da “Faraeditore” antologia “Legenda”.

/ In un suono che distoglie / E fa scaturire un tepore da sogno / La marcia è continua di piedi nudi e affranti / Che appaiono e scompaiono. / Uomini in cammino / Verso un destino difficile da svelare / Con il sole negli occhi / E un sorriso eterno / Camminano in fila quasi mai appaiati / Trasportano cose assieme alla loro anima / Non parlano non cantano / Sono, e questo basta.

Poesia “Uomini in cammino” – edita da faraeditore, Antologia “Legenda”

Una ricca eredità cristiana ortodossa è radicata in questo Paese; L’Etiopia ha saputo difendere la propria fede nonostante sia circondata da paesi islamici. Da quando due fratelli di Tyr partirono per evangelizzare il Paese, la vita religiosa è dominata dalla Chiesa Ortodossa Etiope, riconosciuta come religione di Stato. 

Il sacerdote della chiesa di Bet Maryam


/…In abiti da cerimonia preti erigono croci preziose / nel loro viso il segno del tempo: rughe indurite / portano il simbolo dei canali della terra di Salomone…/ 

Versi tratti dalla poesia “Le chiese di Lalibela” – edita da “Pragmata”, raccolta “il viaggio”.

Axum, capitale del regno della regina di Saba –secondo la tradizione locale -, è una delle grandi attrazioni di questo paese. Entro il I secolo d.c., i mercanti greci ritenevano Axum la capitale di un vasto impero fiorente. Per quasi mille anni Axum dominò il commercio marittimo fra Africa e Asia.  

La religione ortodossa etiopica avanza la tesi che la chiesa di “Nostra Signora di Sion”, in Axum, conserva la biblica “Arca dell’Alleanza”, dove furono rinchiuse le Tavole della Legge su cui sono scritti i Dieci Comandamenti. Questa stessa chiesa fu il luogo dove per secoli vennero incoronati gli imperatori etiopi fino alla fine dell’impero. Axum viene considerata la più santa delle città dell’Etiopia ed è un’importante meta di pellegrinaggi.

Lalibela - Sacerdote al  monastero di Nakutoleab

L’Etiopia è una enciclopedia geografica che comprende i segreti di ogni era geologica: “la culla dell’umanità”. E’ nella valle del Rift che furono scoperti tra gli anni settanta e novanta i resti dei più vecchi ominidi preistorici, ribattezzati “ Lucy” e “Ramidus”; le prime creature scese dagli alberi che hanno iniziato a camminare sulla instabile crosta terrestre.

Le prime tracce storiche risalgono  a 5000 anni fa. L’Etiopia era crocevia di migrazioni di animali e uomini fra area mediterranea, Africa Nera e penisola arabica. La tradizione etiope fa discendere la stirpe reale dei negus dall’incontro tra la regina di Saba – Makeda per gli etiopi – e il  re d’Israele Salomone. Hailè Selassié  (Ras Tafari), ultimo re etiopico, sarebbe stato, secondo le credenze locali, il discendente diretto di Menelik, leggendario figlio di Saba e Salomone (1930-1974)
Il “Negus” avrebbe poi unificato le popolazioni dell’Abissinia e delle terre del Sud, fino ai confini del Kenia, assumendo il titolo imperiale di Negus Neghesti (Re dei Re).

Nella società etiope la famiglia è il fulcro della vita.

Punto di incontro della collettività in Etiopia, è il mercato. Questo è lo sbocco naturale di tutte le attività artigianali, in particolare della ceramica, dei lavori di intreccio con giunco, del cuoio; il mercato è anche il momento più alto della vita sociale della donna.
Negli usi e tradizioni è ancora diffusa la pratica del tatuaggio, impresso in diverse parti del corpo – la diversità della parte del corpo in cui viene scalfito è segno di appartenenza ad una etnia.
Il costume tradizionale dell’uomo è lo sciamma, una toga bianca cui sovente si sovrappone il barnòs. Il “Gabi”, indumento di cotone tessuto al telaio, ricopre dalla testa ai piedi soprattutto le donne, nelle numerose giornate di festa.

La cerimonia del caffe'


L’Etiopia museo di popoli.

Non penso ci sia qualcuno in grado di stabilire il numero preciso delle etnie che compongono il popolo etiopico. Il gruppo etnico più numeroso è quello Oromo (maggioranza musulmani) che si disperde tra spazi vastissimi, dai confini del Kenya alle frontiere sudanesi. Le terre dell’altopiano –Acrocoro – sono abitate da grandi popoli come gli Amhara e i Tigrini (Copti ortodossi). Caratteristiche peculiari hanno le  popolazioni del sud-ovest, definite “Genti dell’altra Etiopia”. Il grande Sud dell’Etiopia, Il Gamo Gafo, il Sidamo e il Kaffa, sono terre straordinarie, un immenso incrocio di popoli.

I Dorze: gente di montagna, abitatori di grandi capanne a forma di elefante; vivono alle pendici dei monti Guge che sovrastano il lago Abaya disteso sulla Rift Valley.

Più a Sud, verso le savane del Kenya, vivono decine di etnie; tra questi (ceppo omotico) vivono Gli Ari, i Banna e gli Arborè. Le vallate meridionale dell’Omo sono le terre dei Mursi – noti per il piattello di argilla labiale -, dei Bodi, dei Galeb, dei Karo, degli Hamer, dei Surma.

I Konso vivono fra le colline del sud del lago Chamo. Popolo di agricoltori sono di origine cuscitica; celebri soprattutto come scultori delle teste di legno: “I Waga” che raffigurano gli antenati; è credenza che il loro culto rende fertili i terreni.

Gli Afar – popolo bellicoso e nomade dedito oggi alla pastorizia –  e i Somali sono le grandi etnie dell’est Etiopia.

Una donna di etnia Mursi

Flora
A testimoniare la sua diversificata composizione geografica, l’Etiopia presenta disparati ecosistemi che variano dalla vegetazione afro-alpina di alta quota alla steppa desertica e semidesertica. L’enorme altipiano centrale ospita vari biosistemi e una moltitudine di piante: Nella zona compresa tra i  600 e 1800 metri sono numerose le  acacie, le euforbie ed il baobab. Il Baobab è un albero millenario di grandi dimensioni;  il suo frutto è  nutriente e di buon gusto; vi si ricava una bevanda  dissetante; dai suoi semi viene ricavato un olio tipico.

Fauna
L’Etiopia – causa la caccia non controllata e l’intervento degli indigeni per rendere fertili i terreni – non ospita animali di grandi dimensioni (se non nelle zone di confine con il Sudan e il Kenya). Si ignora, di contro, che questa parte del globo ospita una quantità considerevole di specie di mammiferi (277),  di rettili (200) e di anfibi (63), molte delle quali endemiche. Ad oggi, sono state censite 960 specie di uccelli. L’habitat afro-alpino – compreso tra il Parco Nazionale dei Monti Bale e quello dei Monti Semien -vanta il maggior numero di mammiferi endemici, tra i quali: nyala, stambecchi, lupi, babbuini gelada.  All’estremità opposta, le aree di bassa altitudine forniscono l’ambiente naturale ideale per specie in via di estinzione, quali: l’asino selvatico africano, la zebra di Grevy, la gazzella di Soemmering e l’orice. Le foreste di decidue fanno da dimora a kudu, alcefali, gazzelle, scimmie, bufali. Nella zona di Gambela, frequentatori delle aree paludose si notano ippopotami e coccodrilli, i quali popolano anche alcuni dei laghi della Rift Valley ( Lago Chamo e il lago Awasa).

Cibo e bevande
L’injiera costituisce la base dell’alimentazione dei popoli degli altipiani. Si ottiene con il Tef (cereale endemico dell’Acrocoro) e acqua. Lievemente amara e acida si sposa benissimo con il cibo speziato (Berberè e Mitmità). Il Wat, versione etiopica dello stufato è l’accompagnamento ideale per l’injiera. Il Kitfo è un cibo usato soprattutto dalle genti benestanti: carne magra di vitello macinata riscaldata in padella con burro e berberè. Il Tere Sega è carne cruda di manzo; viene servito nei matrimoni e in altre occasioni speciali.

L’Etiopia è la patria del caffè arabico,  viene coltivato ovunque anche se la regione del Kaffa (da cui prende il nome il caffè) è la zona a più densa concentrazione di coltivazioni. La  cerimonia del caffè è un simbolo dell’ospitalità etiopica; è cerimonia in quanto la preparazione di essa inizia dalla tostatura e finisce – mezz’ora circa – con la mescita in tazza  (berekha). Una bevanda da assaggiare è il tej, delizioso idromele, aromatizzato con miele. La birra (talla) , come l’arake, viene prodotta da ogni famiglia in occasione delle festività. 

Un pasto a base di injera

Per raggiungere l’Etiopia dall’Italia si puo’ comodamente volare con la compagnia di bandiera Ethiopian Airlines che ha voli diretti da Roma e Milano. E’ possibile risparmiare sul costo del biglietto aereo viaggiando con Egypt air e facendo una sosta di qualche ora al Cairo. 

Viaggiare in Etiopia e’ come viaggiare in  paesi diversi; il nord con le sue chiese,  Axum e i suoi obelischi, i ricordi dell’italico fallimento coloniale: e’ un viaggio nella storia e nella natura dell’uomo. E poi il  Il sud, area selvaggia non edificata, solcata  da strade (piste) in terra battuta, tagliata dalla Rift Valley, bagnata dai grandi laghi e attraversata dal fiume Omo  e dall’omonima valle dove le tribù conservano ritmi e costumi di vita invariati da secoli.

C’e’ molto da vedere e anche molto da imparare in Etiopia. E’ consigliabile effettuare almeno un viaggio che tocchi la rotta storica, al nord, e la Valle dell’Omo al sud. Per organizzare un tour o solo prenotare alcuni servizi o il noleggio di un fuoristrada con autista e’ possibile rivolgersi ad Elisabetta Gabbarini e Girma Tsedalu.  E-mail: info@laketanatour.com 
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Addis Ababa – Ethiopia
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Fausto Toccaceli e’ il curatore di questa scheda e autore dei versi pubblicati in questa pagina. 

 

Tutto in un giorno
 

Addis è quasi alle spalle quando

appare il cimitero italiano;

dal cancello nessuno che esce, nessuno che entra:

il muro di cinta, con sopra una croce che marchia

l’orizzonte, testimonia corpi sepolti

che vecchiaia non colse.

 

Vortici di suk alternano colori

di brace a colori di cenere:

presto, molto presto, là, dove la strada unisce le grida dei venditori,

non rimarrà più nulla, se non un nudo terreno

con sopra cancelli e finestre di ferro arrugginito

sdraiati sopra tronchi scomposti.

 

Il vulcano che dorme ci sovrasta proiettando la sua ombra.

L’auto trascorre piano, attraverso un umore misto di polvere e caligine:

ha il timore di destare le lingue di fiamma.

Trombe leggiadre sollevate da folate improvvise

imbrattano l’ossidiana distesa, un tempo nascosta

nelle viscere eccitate.

 

Ora il vento è teso sul costone che guarda

la Rift Valley ; stringe il lago Ziway,

appena disegnato da contorni più marcati.

I camion salgono lenti sotto un carico di ferro e ruggine;

soffiano, al modo di un mantice di cuoio rinsecchito.

 

Dentro Ziway la sabbia trascina la raffica

e si posa come polvere di neve:

passa, attraversa, colpisce, come fosse scheggia di vetro.

Si scende, l’erba sussulta, prende il posto dell’arida landa.

I brusii nei villaggi, insieme alle mosche, dettano cadenze native.

 

Le colonne arcobaleno sorrette da Giuda iscariota, a Shashemene,

annunciano, oltre alla ganja odorosa, il lago Awasa,

sovrastato da farms serrate dal filo spinato.

I taxi di carretti cigolano, sobbalzano e avanzano piano,

dentro una natura carica d’ acqua che esalta il verde:

  

quel verde, che adesso par essere l’unico colore.

La strada si drizza, – di lato vestigia di cemento abbandonato;

prima stringe e diventa di sasso, poi,

conclude su un eden torvo ma pacifico – c’è umido, c’è armonia.

Rami di alberi mossi dall’imbrunire percuotono

docili staccionate, brevi canti di gallo.

 

Avvoltoi, iene, scimmie ci aspettano con curiosità

assieme ad un fuoco ravvivato da un canto serale;

Sotto, strisciante, un effluvio di caffè e granturco tostato

distoglie anche gli spiriti. Si è pace,

si è soli, tra le braccia composte della natura.