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Imperdibile Iran

Iran o Persia: ancora oggi quando si parla di questo paese, si parla anche di “Persia” o “Persiani”; ma questi ultimi nomi, in realtà, assumono un’accezione prevalentemente storica e culturale. Fino a non molto tempo fa, l’Iran veniva chiamato “Persia”. Per lungo tempo questo nome è stato usato, in occidente, per riferirsi all’Iran, al suo popolo, o ai suoi antichi imperi. Deriva dall’antico nome greco di questo paese, Persis, che a sua volta deriva dal nome del clan principale di Ciro il Grande Pars o Parsa che ha dato il suo nome anche a una provincia dell’Iran meridionale, detta Fārs in lingua persiana moderna. In questa terra, intorno al XII secolo a.C si insediarono le tribù germaniche (ariane).  Secondo Erodoto, il greco ‘padre della storia’, il fondatore della storiografia occidentale, il nome Persia deriva da Perseo, l’eroe mitologico (III libro delle Storie ).

Il 21 marzo del 1935, re Rezā Shāh chiese formalmente alla comunità internazionale di riferirsi al Paese con il nome di Iran, nome che, per altro, deriva proprio da “ariano”, ossia “di nobili origini”. Alcuni studiosi protestarono contro questa decisione, perché il cambio di nome avrebbe separato il Paese dalla sua storia. Nel 1959, lo shah annunciò che sia il nome di Persia che quello di Iran potevano essere usati indifferentemente. Attualmente l’aggettivo “persiano” è perlopiù associato all’arte e alla cultura.

L’Iran è un paese contradditorio e, per molti versi, sconosciuto e l’idea che ce ne siamo fatti in Occidente è per lo più sbagliata o, almeno, imprecisa: l’antica Persia è infatti una meta in rapido cambiamento, che, nella corsa verso il progresso, non ha rinunciato alle sue radici e alla sua storia millenaria e gloriosa.

Teheran, la capitale, è un turbine di sollecitazioni stridenti e in contrasto fra loro: accanto al Gran Bazar, dove perdersi fra tappeti, spezie e tè profumati, si trovano grattacieli e centri commerciali scintillanti; i richiami dei muezzin fanno da controcanto ai clacson bercianti e, nel luogo dove anche i turisti sono tenuti a rispettare l’obbligo di un abbigliamento decoroso e modesto, si incontrano volti truccatissimi nonché la più alta concentrazione di nasi rifatti dell’intero pianeta. Ciò che colpisce di più il viaggiatore è però l’ospitalità calorosa della gente: a dispetto dei luoghi comuni, è davvero impossibile contare i sorrisi che accompagnano sempre i saluti di benvenuto nel paese.
Oggi Teheran è così vasta che perdersi irrimediabilmente almeno una volta è una certezza matematica, a prescindere dal tipo di mezzo di trasporto che si prende. Se avete bisogno di punti di riferimento, i Monti Elburz, conosciuti come la ‘Stella Polare’ di Teheran, si trovano a nord, mentre l’imponente ufficio telefonico in Imam Khomeini Square domina la parte meridionale della città.
I principali luoghi di visita di Teheran sono il Museo Nazionale dell’Iran; il Palazzo Golestan; il Museo dei tappeti. Il Museo del Vetro e della ceramica e il Il Museo del Palazzo (Bianco) Nazionale, che è stato l’ultimo palazzo abitato dallo scià. La migliore attrattiva di Teheran che non sia un museo è il caotico Bazar, così grande da essere praticamente una città a sé stante. Curioso il Covo dello spionaggio Americano, come è stata ribattezzata l’ex ambasciata USA.
Valgono una visita anche l’animata Moschea e la tomba dell’ Imam Khomeini, l’imponente Cattedrale Sarkis i parchi e i giardini cittadini. L’aeroporto è situato a circa 10 km, in direzione sud –
ovest, dal centro di Teheran.

Allontanandosi da Teheran la situazione cambia radicalmente perchè ci si immerge nell’atmosfera della Persia di Ciro e Dario, dei grandi palazzi e delle città sorte sulle vie carovaniere: i castelli di sabbia di Lut, Kerman e la cittadella di Bam, antichissimo centro costruito in fango che sta risorgendo, grazie a pazienti sforzi, dopo il devastante terremoto del 2003; quindi l’aristocratica Shiraz, città di poeti, di usignoli e di vino, che in epoche lontane rivaleggiava con Baghdad per ottenere il primato come centro culturale e artistico, e Persepoli, avvolta dall’aura del mito: eretta dagli Achemenidi, questa città dagli edifici imponenti, riccamente decorati con fregi e bassorilievi, rappresenta per il viaggiatore l’occasione di camminare nella storia, di sentirsene avvolto, di sentirsi davvero parte di essa. La grande scalinata, i tori guardiani che indicano la Porta delle Nazioni, i sontuosi palazzi raccontano di una civiltà straordinaria e ricchissima e sembrano congelati nel tempo.


“Takht-e Jamshid” o Persepoli era un imponente e magnifico complesso di palazzi costruito a partire dal 512 a.C. e completato 150 anni più tardi. Fu bruciata fino alle fondamenta nel 331 a.C. durante il regno di Alessandro Magno, da un incendio del quale è ancora oggi dubbia la causa: non si sa se sia successo accidentalmente o come ritorsione per la distruzione di Atene da parte di Serse. Le vestigia che si vedono oggi sono solo l’ombra dell’antica gloria di Persepoli, ma si può ancora avere un’idea esauriente della sua maestosità  Incredibile ma vero, l’intero sito era ricoperto da polvere, da terra e dalle sabbie accumulatesi nel corso dei secoli prima che venisse scoperta all’inizio degli anni Trenta. Una delle prime cose che vedrete è la Porta di Serse, ricoperta di iscrizioni e intagli in elamita e in altre lingue antiche. La porta conduce all’immenso Palazzo Apadana, dove i re tenevano le udienze e dove si svolgevano le celebrazioni. All’interno del palazzo fu scoperto oro e argento in abbondanza, ma molti oggetti furono prevedibilmente
saccheggiati da Alessandro Magno; quel che è rimasto è conservato nel Museo Nazionale di Teheran. La sala più grande di Persepoli era all’interno del Palazzo delle Cento Colonne, probabilmente uno dei più grandi edifici costruiti nel periodo achemenide, una volta utilizzato come sala delle udienze da Dario I.

 


Pasargade è rimasta la capitale persiana fino a quando Cambise II la trasferì a Susa, poi, Dario fondò la nuova capitale a Persepoli. Il sito archeologico si estende su 1,6 km quadrati e comprende una struttura creduta di essere il mausoleo di Ciro, la fortezza di Toll-e Takht, e i resti di due palazzi reali e giardini. Recenti ricerche sulla progettazione strutturale di Pasargad ha dimostrato che gli ingegneri Achemenidi costruirono la città di sopportare un grave terremoto, che cosa sarebbe oggi essere classificata come 7.0 sulla scala di magnitudo Richter.


Naqsh-e Rustam è un’antica necropoli situata a circa 12 km a nord ovest di Persepoli. Il luogo prende il nome da un insolito bassorilievo di periodo elamitico di uomo con il cappuccio perché il rilievo è stato creduto a essere una raffigurazione dell’eroe mitico Rostam. Quattro tombe sono appartenenti a re achemenidi; sono scavate nella roccia. Sono tutte a un’altezza considerevole dal suolo. Le tombe sono noti localmente come la ‘croce persiana’, data la forma delle facciate delle tombe. L’ingresso a ogni tomba è al centro di ogni croce, che si apre su di una piccola camera, dove il re giaceva in un sarcofago. La trave orizzontale di ciascuna delle facciate della tomba si crede essere una replica del l’ingresso del palazzo di Persepoli. Una delle tombe è esplicitamente identificata da una scritta, come  la tomba di Dario I il Grande (c. 522-486 aC). Le altre tre tombe si ritiene siano quelli di Serse I (c. 486-465 aC), Artaserse I (c. 465-
424 aC), e Dario II (c. 423-404 aC), rispettivamente. Un quinto incompiuto potrebbe essere quella di Artaserse III, o di Dario III (c. 336-330 aC), ultimo dei dinasti achemenide, deposto da Alessandro Magno.

 


Yadz, dove parlò Zarathustra, è un’antica città che conserva i suoi vicoli angusti, i giardini ombrosi, le fresche case in mattoni con piccoli cortili interni, ma soprattutto le celebri torri del silenzio, scarne costruzioni verticali che venivano utilizzate dai membri delle comunità zoroastriane per la sepoltura dei morti.
È  nota  in  Iran  per l’artigianato di prima qualità, che produce soprattutto tessuti di seta e prodotti dolciari.
E’ situata in un’oasi fra  i  deserti  del Dasht-e  Kavir e  del Dasht-e  Lut.  La  città  è  chiamata  talvolta  “la  sposa  del  Kavir” per  la  sua  posizione,  in una valle fra lo Shir Kuh, la  montagna  più alta della regione (4075 m  s.l.m.) e il Kharaneq. La città sorge a 1.216 m s.l.m. Yazd è la più secca fra le principali città iraniane,ed è anche la  più  calda fra le città a nord del Golfo  Persico. La  città  vecchia di Yazd è uno dei più  grandi centri urbani costruito quasi interamente con adobe, un impasto di argilla, sabbia e paglia. Il patrimonio di Yazd come centro zoroastriano è anch’esso importante. C’è un Tempio  del  Fuoco,  che  conserva  un  fuoco  che  arde  ininterrottamente  dall’anno 470.  Attualmente,  gli zoroastriani costituiscono una significativa minoranza della popolazione, con 20-40.000 unità. Un tempio del fuoco nello Zoroastrismo è il luogo di culto per gli zoroastriani. Gli Zoroastriani venerano il fuoco in qualsiasi forma. Nella religione zoroastriana, il fuoco insieme con l’acqua pulita è agente di purezza rituale.

 

Imperdibile anche la maestosa Isfahan: il labirintico bazar, gli edifici decorati con mosaici colorati, l’infinita piazza su cui si affacciano palazzi sormontati da cupole e soprattutto la Masjed-e Jameh, la Moschea del venerdì, risalente al XV secolo, che disegna il profilo della città con i due minareti alti quasi 50 metri; è ben nota per le bellezze architettoniche e per i suoi giardini pubblici. Gran parte di questo patrimonio, che fa dire a un adagio persiano che “Esfahān è metà del mondo”. Le tegole color blu chiaro degli edifici islamici di Isfahan e i  maestosi ponti della città sono in perfetto contrasto con il paesaggio iraniano, caldo e secco, che la circonda: è un luogo che non dimenticherete facilmente. Non solo l’architettura è superba e il clima piacevole, ma qui c’è un’atmosfera piuttosto tranquilla, se paragonata a quella di molte altre città del paese. È un centro che invita a passeggiare, a perdersi nel bazar, a bighellona re per i bei giardini e a incontrare gente. Un’esperienza imperdibile è anche quella di fermarsi in una delle numerose sale da tè situate sotto i ponti della città.


La città delle rose e degli scorpioni, Kashan, è invece un piccolo centro dove i vicoli si intrecciano e le case, aperte su freschi cortili interni, custodiscono segreti antichi: secondo la tradizione, sui portali in legno delle abitazioni, sono apposti due batacchi di forma diversa, uno per le donne e uno per gli uomini, che, producendo suoni differenti, annunciano non solo il visitatore, ma anche il sesso di appartenenza!
E’ una città oasi ai margini del deserto del  Dasht-e-Qavir,  fu  distrutta  da  un  terremoto  nel  1779,  ma  poi
ricostruita ; conserva l’antico bazar dall’affascinante atmosfera sonnolenta e molte antiche case nel centro storico. E’ soprattutto rinomata per il Giardino di Fin or Bagh-e Fin, sito nelle vicinanze; rappresenta la quintessenza dei mitici giardini persiani, realizzati a somiglianza dell’Eden; alimentato  da sorgenti naturali che scorrono attraverso i frutteti, fu realizzato dallo Scia Abbas nel 1590 è il più antico tra tutti i giardini esistenti. Nell’Hammam fu assassinato nel 1852 Amir Kabir, primo ministro modernizzatore, da un assassino inviato dallo Scia Nasser al.din.
Da visitare a Kashan anche la  casa storica di Borujerdi. La casa è stata costruita a partire  dal 1857 sino  al  1875, dall’architetto  Ustad  Ali  Maryam,  per  la  sposa  di Haji  Mehdi  Broujerdi,  un  ricco  mercante. Si  compone  di  un bel  cortile  rettangolare,  incantevoli affreschi del pittore reale Kamal-ol-Molk, e tre torri eoliche alte 40 metri che che aiutano a raffreddare la casa con temperature insolitamente fredde. Nella costruzione furono impiegati 150 artigiani, è considerato un vero capolavoro di architettura residenziale tradizionale persiana

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