Thailandia chiazza petrolio02-021La Thailandia si mobilita per difendersi dalla marea nera che minaccia paradisi turistici e risorse ittiche, dopo la fuoriuscita di 50 mila litri di greggio da un oleodotto al largo della provincia di Rayong, nell’Est del Paese.
I maggiori danni si sono rilevati lungo la spiaggia di Ao Phrao sul lato occidentale dell’isola. La località interessata ospita tre resort di prestigio dai quali sono stati tempestivamente evacuati tutti i turisti presenti. Oltre al danno ecologico quindi, va aggiunto il danno economico in quanto, come è facilmente intuibile, questo disastro causerà un drastico calo delle prenotazioni verso questo paradiso naturale oramai compromesso, infatti la compagnia PTT non è a tuttora in grado di stimare i tempi necessari per una totale bonifica dell’isola.

 

Centinaia di militari e volontari sono al lavoro senza sosta per ripulire le spiagge di Ao Phrao, sul versante occidentale dell’isola di Koh Samet, dai 50 mila litri di petrolio che l’hanno invasa. Ma il disastro avanza, e le immagini dall’alto hanno mostrato un’enorme chiazza nera che incombe su un largo tratto di costa.

ALLARME GREENPEACE. Greenpeace, secondo cui la quantità di petrolio finito in mare è molto maggiore dei 50 mila litri dichiarati dalla Compagnia nazionale Ptt global chemical, ha lanciato l’allarme e avvertito che una volta passata l’emergenza i danni maggiori saranno quelli causati ai coralli e alla catena alimentare dei pesci. Per fronteggiare l’emergenza il Paese ha già inviato 200 militari più altri 300 di supporto. Al lavoro di bonifica partecipa anche la compagnia nazionale PTT Global Chemical.

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CONTRO LE ESTRAZIONI PETROLIFERE. L’organizzazione ecologista è scesa in campo dichiarando che «è ora di fermare la follia delle estrazioni petrolifere, in Thailandia come nell’Artico», e la sezione italiana ha sottolineato che «le nostre coste sono assediate da decine di richieste per la ricerca di poche gocce di petrolio che all’Italia basterebbero per poche settimane. Ma un disastro, anche modesto, in poche ore causerebbe un danno», come avvenuto in Thailandia. Greenpeace ha già scritto al ministro dell’Ambiente per informarlo delle minacce delle trivellazioni in arrivo, «ma non ha ottenuto alcuna risposta».

CROLLANO LE PRENOTAZIONI. E mentre diventa chiaro che ripulire Koh Samet in tre giorni, obiettivo dichiarato della Ptt, è impossibile, sono già crollate le prenotazioni nei resort dell’isola, meta ogni anno di un milione di turisti per lo più cinesi e russi, ma anche di thailandesi, grazie alla sua vicinanza a Bangkok. Il petrolio è stato raccolto in migliaia di secchi e sacchetti, ma sabbia e scogliera sono rimaste nere. Dalla spiaggia colpita sono stati evacuati i turisti che si trovavano in tre alberghi di fascia medio-alta. E anche se le spiagge del settore orientale non sono state coinvolte, moltissimi tra gli ospiti hanno deciso di tornare sulla terraferma.