Dopo la fine dei lavori di restauro, che si sono protratti per quattro anni, si appresta a riaprire al turismo la spianata di fronte alla Sfinge di Giza, uno dei monumenti più celebri e visitati del mondo. Il monumento, uno dei simboli dell’antico Egitto assieme alle piramidi di Cheope, Chefren e Micerino che la circondano. Una manutenzione che il monumento, scolpito da un unico masso all’epoca dello stesso faraone Chefren, intorno al 2500 a. C., affronta periodicamente per ragioni connesse soprattutto all’inquinamento atmosferico. Alla cerimonia di riapertura era presente il ministro delle antichita’ Mohammed al-Damati. Non ĆØ stata indicata la data dalla quale l’accesso ai piedi della Sfinge sarĆ effettivamente ripristinato, anche se questo, secondo le autoritĆ presenti, accadrĆ “presto”.
Tra i lavori eseguiti, la sostituzione di alcune lastre del basamento della statua, a sinistra e il rivestimento in particolare del torace e del collo della “testa” con uno strato a prova di erosione da agenti inquinanti. Tra le novitĆ , la possibilitĆ di accedere, e questa ĆØ una prima assoluta, al tempio di Amenhotep II, che si trova nei pressi e la riapertura immediata della Piramide di Micerino, la più piccola delle tre.
Per gli esperti di antichitĆ egizie, sempre avvolte da un fascino di mistero e di tenebroso occulto che di questi tempi sembra non guastare mai, si tratta in realtĆ di un’androsfinge, un essere mitologico con volto umano e corpo di leone.La Sfinge si trova nella necropoli di Giza, una ventina di chilometri a sud-ovest del Cairo, dove sono presenti anche la piramide di Cheope, l’unica tra le sette meraviglie del mondo giunta sino a noi, la piramide di Chefren e quella di Micerino.Il primo ministro egiziano Ibrahim Mehleb ha annunciato alla stampa l’imminente riapertura del sito.
Guardia alla piramide di Chefren, la Sfinge ĆØ la più antica scultura monumentale d’Egitto. Gli archeologi la collocano intorno al 2500 a.c. l’ ne attribuiscono l’ispirazione di Chefren. Ć alta 20 m e ha il corpo allungato, le zampe protese e un copricapo reale.
Fu scolpita in un affioramento di roccia naturale sulla lui base furono aggiunti alcuni blocchi di pietra in occasione delle numerose ristrutturazioni, a partire dalla XVIII dinastia.
Sono tanti i racconti sul naso della Sfinge di Giza, secondo le quali la sua distruzione avvenne o per un colpo sparato da un mamelucco, un ottomano o un francese. In realtà andò perso prima del XV secolo.
In origine la Sfinge aveva anche una finta barba stilizzata, simbolo di regalitĆ , ma anch’essa scomparve. Un pezzo di roccia prelevato dal luogo in cui essa sorgeva sulla sabbia oggi ĆØ conservato nel British Museum di Londra.
Di fronte alla statua sorgono i resti del Tempio della Sfinge, attualmente chiuso al pubblico. L’area circostante la Sfinge ĆØ accessƬbile dal tempio della Valle di Chefren, uno dei più antichi templi ancora esistenti in Egitto.
Il tempio funge ora da piattaforma di osservazione per il pubblico in estasi davanti alla Sfinge, la favolosa creatura con corpo di leone e volto umano, nota ai primi arabi come Abu el-Hai, Padre del Terrore. Sebbene sia un soggetto anche troppo dibattuto – una teoria vuole che sia antecedente all’ epoca egizia, frutto di una civiltĆ molto più antica e scomparsa – gli archeologi concordano nel ritenere che la Sfinge sia stata scolpita durante il regno di Chefren.
Si tratterebbe infatti di una raffigurazione emblematica del re, il cui corpo leonino costituirebbe l’archetipo della regalitĆ e la testa regale, cinta dal nemes (copricapo portato dai soli faraoni), il potere. Intagliata in un unico sperone roccioso, tranne le zampe realizzate con blocchi di riporto, rappresenta il più antico esempio di scultura monumentale dell’antico Egitto.
Alcune parti della creatura spiccano per il loro biancore, risultante dai lavori di restauro intrapresi negli anni ’90, anche se sono documentati lavori risalenti alla XVIII Dinastia, quando fu posta la stele che si erge tuttora fra le zampe anteriori, che descrive come il faraone Thutmosi IV liberò il monumento dalle sabbie che la ricoprivano.