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Sessant’anni fa la conquista del ‘Tetto del Mondo’

Sessant’anni fa, il 29 maggio 1953, alle 11 e 30 del mattino, il neozelandese Edmund Hillary e il suo sherpa, il nepalese Tenzing Norgay, sono i primi uomini a raggiungere la vetta del Monte Everest, dove resistono per 15 minuti. Poi la mancanza di ossigeno li costringe a scendere. Non prima di aver messo sulla vetta del mondo (8847 metri) alcune bandiere, una croce e dei biscotti e del cioccolato (tributo di Norgay alle divinità del buddhismo).

Everest per gli occidentali, Sagarmata per i nepalesi, Chomolungma per i tibetani: ecco la montagna più alta del mondo. L’Everest è solo la punta più alta di un insieme impareggiabile di monti e non l’unico a superare gli ottomila metri nella regione; gli tengono compagnia il Lhotse, il Makalu e il Cho Oyu.
Situata nella catena dell’Himalaya, al confine tra il Nepal e il Tibet, il nome occidentale con cui è conosciuta a livello planetario le è stato attribuito nel 1856 dalla britannica Royal Geographical Society, in onore di Sir George Everest, il direttore del Survey of India (l’Ufficio Trigonometrico e Geodetico dell’India) che si occupò delle prime misurazioni della vetta.

La conquista dell’Everest, avvenuta il 29 maggio 1953 (durante la spedizione britannica che aveva come capo spedizione il generale H. C. J. Hunt), lanciò Edmund Hillary e lo sherpa nepalese Tenzing Norgay nel firmamento dell’alpinismo mondiale, rendendoli famosi in tutto il mondo. Seconda montagna oltre gli ottomila metri ad essere scalata dall’uomo dopo l’Annapurna, l’Everest attira ogni anno centinaia di alpinisti da tutto il mondo. Quest’importante traguardo ha aperto la strada agli amanti dell’alpinismo estremo, che da quel momento si sono succeduti nella conquista della vetta più alta del mondo. Si calcola che in media ogni anno 300 alpinisti e circa 20’000 trekker scelgano come destinazione l’Everest. Il percorso di salita, che passa per il colle sud e percorre la cresta sud-est fino in vetta, è considerato la “via normale nepalese”. Reinhold Messner e Peter Habeler scalano l’Everest per la prima volta senza l’ausilio di ossigeno. E’ l’otto maggio 1978. Hans Kammerlander, il 24 maggio 1996, percorre i 2500 metri di dislivello della ”via del colle nord” in 16 ore e 45 minuti (senza ossigeno). La discesa viene effettuata con gli sci. Quando nel 1953 Edmund Hillary e lo sherpa Tenzing Norgay scalarono il Monte Everest, si riteneva che la vetta fosse alta 8840 metri Questa cifra era stata stabilita (attraverso proiezioni) sin dal 1850. L’ultima misurazione è stata effettuata nel 1999, l’altezza rilevata è di 8850 metri.

 Alcuni dati: Ad oggi 1600 scalatori (di età fra i 16 e i 65 anni, tra cui 75 donne), dei quali 600 stranieri, hanno raggiunto la cima dell’Everest. I più numerosi sono i nepalesi, seguiti da americani, giapponesi e russi. Il 23 maggio 2001 ha registrato la cifra record di 89 scalatori in una sola giornata. L’Everesta ha mietuto 175 vittime fin’ora.

I conquistatori dell’Everest:
Sir Edmund Hillary – Sir John Hunt – Eric Shipton – Tenzing Norkay

Sir Edmund Hillary
Nato nel 1919 ad Auckland, in Nuova Zelanda, si appassiona di alpinismo fin da giovanissimo. Per coltivare la sua passione, deve spostarsi prima in Europa, sulle Alpi, poi, finalmente sull’Himalaya, dove scala undici diverse montagne sopra ai 6’000 m prima di sentirsi pronto a tentare la scalata dell’Everest. Tra il 1920 e il 1952, molte spedizioni avevano fallito nel tentativo di conquistare quella montagna, anche perché, nel frattempo, i permessi di ingresso per il Tibet si facevano sempre più difficili da ottenere. Notato nelle spedizioni di ricognizione del 1951 e 1952, viene inserito da John Hunt nel tentativo inglese del 1953. La spedizione raggiunge il Picco Sud a maggio, ma tutti i membri sono costretti a tornare indietro: tutti tranne Hillary e lo sherpa nepalese Tenzing Norkay, che aveva già partecipato ad altri cinque tentativi. Alle 11.30 del 29 maggio del 1953, i due giungono alla cima e la notizia del successo della spedizione viene data al pubblico in coincidenza con l’incoronazione della regina Elisabetta II. Nel 1960 lo scalatore Edmund Hillary iniziò a fare sistematiche ricerche dello yeti, indagando su un avvistamento compiuto dallo sherpa Tenzing Norkay. Le ricerche non hanno mai prodotto alcun esito.

Gli SHERPA
La parola sherpa significa “gente dell’Est” e designa un gruppo etnico che vive nelle montagne più a est della catena himalayana. Gli sherpa si stabilirono nel Nepal circa 600 anni fa, attraversando la catena dell’Himalaya dal Tibet lungo sentieri che avevano praticato per secoli. Degli attuali 20 milioni di abitanti del Nepal, circa 40’000 lavorano come sherpa; 3’000 di loro vivono nella regione del Khumbu, in remote e spettacolari valli glaciali ai piedi dell’Everest, e meno della metà di loro lavorano con le spedizioni. Sono buddhisti e praticano l’allevamento degli yak come principale fonte di sussistenza, unitamente al loro impegno nel turismo d’altitudine. Il loro piatto tipico è lo shyakpa uno stufato di carne di yak, riso e patate (introdotte dagli inglesi, all’inizio dello scorso secolo). La loro bevanda tradizionale è il tè, di cui ingeriscono anche le foglie, che usano anche per insaporire molte altre pietanze: Altro piatto tipico è infatti l’uovo bollito nel the. Sir Edmund Hillary ha sempre affermato che i veri eroi del Monte Everest sono gli sherpa: “essi fanno molto di piú che trasportare bagagli e cucinare per gli alpinisti: li guidano, li proteggono, li soccorrono. Essi sono coraggiosi, portatori di rari valori quali la virtú e la grazia, d’animo generoso, inclini al sacrificio, modesti, quasi umili eppure straordinariamente forti fisicamente.” Fare affidamento soltanto su sé stessi è una delle caratteristiche fondamentali del comportamento d’uno sherpa. Per questo l’alpinista che si affida a uno sherpa nepalese è sempre sicuro di trovarlo pronto a intervenire se lui è terrorizzato, angosciato, disperato, isolato, senza aiuti; se ha un osso fratturato, è esausto, accecato, congelato, colpito dal mal di montagna, se non ce la fa piú a respirare, se delira. Perfino se è morto il suo sherpa farà tutto il possibile, e anche di piú, per riportare le sue spoglie a valle. A differenza degli inglesi che trattavano gli sherpa come loro servitori, gli svizzeri invece avevano un rapporto di amicizia considerandoli parte di loro e ciò causò alcuni problemi quando gli inglesi salirono sull’Everest nel 1953.


Yak, tipici animali himalayani d’alta montagna – Tibet
È un bovide che vive nelle regioni dell’Himalaya a oltre 4000 metri di altezza dal cui sottopelo si ricava una fibra tessile molto apprezzata per la preparazione di tessuti per coperte finissime e per la realizzazione di filati per maglieria simili come pregio al cammello o al cashmere.
Lo sterco di yak è l’unico combustibile per cucinare e riscaldare gli ambienti in Tibet.

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