cinema-socialeaerzzohomeLa 6a edizione del Festival Italiano del Cinema Sociale, in programma ad Arezzo dal 17 al 24 novembre 2013 al Teatro Pietro Aretino (via della Bicchieraia – ingresso libero fino a esaurimento posti) per iniziativa di Cesvot-Centro Servizi Volontariato Toscana, con l’adesione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e con i Patrocini delle Presidenze di Camera e Senato, e per la direzione artistica di Alessio  spalanca quest’anno lo sguardo su un ventaglio di temi sensibili che rappresentano altrettante sfaccettature dell’Italia di oggi e dei suoi molti problemi e contraddizioni – come da regolamento, attraverso pellicole italiane prodotte negli ultimi quattro anni che parlino il linguaggio della  realtà.

 I 5 film finalisti sono Et in terra pax, Pulce non c’è, Salvo, Miele, La città ideale. I 3 documentari finalisti sono Gli occhi più azzurri, Mineo Housing, A mao e a luva. I Premi delle Presidenze di Camera e Senato a Valentina Cortese e Francesco Rosi.

Con otto proiezioni in concorso (cinque film e tre documentari) e quattro proiezioni fuori concorso, più un evento speciale per le scuole in collaborazione con la Polizia di Stato sul tema della sicurezza stradale, grazie all’attivo sostegno delle istituzioni del territorio (Comune e Provincia di Arezzo e Regione Toscana), alla direzione artistica di Alessio Boni e al fitto calendario di attività sociali realizzate da Cesvot negli ultimi mesi, Arezzo si prepara a vivere gli otto giorni conclusivi della manifestazione che valorizza il cinema d’impegno italiano ma lavora essenzialmente alla “sensibilità cinematografica del territorio”, per usare un’espressione dello stesso Boni.

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LA GARA: FILM e DOCUMENTARI IN CONCORSO, I PREMI IN PALIO – LA GIURIA POPOLARE
Dei cinque film finalisti selezionati dal direttore artistico tra quelli pervenuti, sono quattro le opere prime: Et in terra pax (2010) di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini [dom 17 nov ore 21] ci porta tra i giovani della periferia  romana, tra disperazione e bisogno di futuro; Salvo (2012) di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza [mar 19 nov ore 21] racconta la storia di un killer di mafia di fronte al miracolo dei sentimenti; Miele (2013), debutto nel lungometraggio dell’attrice Valeria Golino [mer 20 novembre ore 21], indaga la materia complessa del fine vita e dell’eutanasia, mentre La città ideale (2012) di Luigi Lo Cascio [gio 21 nov ore 21], altro debutto nel lungometraggio di un affermato attore italiano, racconta una storia di emigrazione interna, dalla Sicilia alla Toscana, che tradisce i sogni di partenza. Pulce non c’è (2012) di Giuseppe Bonito [lun 18 nov ore 21] entra con gli occhi di una tredicenne in un doppio problema familiare, una sorellina autistica e un padre accusato di aver abusato di lei. Notevoli i cast di tutte e opere: figurano tra gli interpreti – solo per citare i più noti – Pippo Delbono, Marina Massironi, Piera Degli Esposti, gli attori-registi Golino e Lo Cascio (che appare anche in Salvo), Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Libero de Rienzo, Vinicio Marchioni, Iaia Forte. Il premio alla migliore sceneggiatura sarà indicato anche quest’anno dal Premio Franco Solinas, nella persona del suo direttore artistico, Annamaria Granatello.

Ma la gara sarà tutta nelle mani della giuria popolare, coordinata dagli studenti universitari dell’Associazione The Dreamers e composta dai detenuti della casa circondariale e dagli ospiti della casa di riposo “Fossombroni” (con voto a maggioranza), da una delegazione di studenti delle scuole superiori e da varie personalità della cultura e del volontariato.
La giuria popolare sceglierà il miglior film, la miglior protagonista femminile e il miglior protagonista maschile.
Sarà invece una giuria composta da tre personalità nominate da Cesvot a decretare il miglior documentario di questa edizione, che per la prima volta apre il concorso anche a questo tipo di produzioni: i tre esperti sono Loredana Betti (antropologa e psicanalista del Centro Franco Basaglia), Andrea Bocconi (psicoterapeuta e scrittore) e Bruna Cantaluppi (criminologa , esperta in politiche giovanili, legalità e sicurezza urbana). I tre documentari finalisti sono tutti in programma nella giornata di venerdì 22 novembre: Gli occhi più azzurri. Una storia di popolo (2010) di Simona Cappiello e Manolo Turri dall’Orto [ore 18] racconta un’epica e ineguagliata impresa di solidarietà che, nel primo dopoguerra, portò da Napoli alle regioni del centro-nord ben 70.000 bambini per sottrarli alla fame e alle malattie; Mineo Housing (2012) di Cinzia Castania [ore 20] ci porta nel profondo sud al quale approdano i migranti del Mediterraneo, e alla profonda inadeguatezza della nostra accoglienza; A mao e a luva. Storia di un trafficante di libri (2010) di Roberto Orazi ci porta invece in Brasile, dove la passione per l’arte e la poesia pare riuscire a smuovere montagne. A tutte le proiezioni assisterranno registi, produttori e/o protagonisti e sarà presente il critico cinematografico Andrea Silenzi (La Repubblica).

 

Il Festival Italiano del Cinema Sociale di Arezzo – giunto alla VI edizione – è organizzato dalla Delegazione di Arezzo di CESVOT-Centro Servizi Volontariato Toscana e promuove pellicole italiane prodotte negli ultimi quattro anni aventi in argomento temi di profondo interesse e valore sociale. Premia – attraverso un’ampia giuria popolare – il miglior film e i migliori protagonisti maschile e femminile. Il premio alla miglior sceneggiatura viene indicato dal direttore artistico del Premio Franco Solinas. Il premio al miglior documentario viene assegnato da una giuria di tre esperti. Grazie ai patrocini delle Presidenze di Camera e Senato, CESVOT assegna anche due speciali premi alla carriera. Nel 2012 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito alla Delegazione Cesvot di Arezzo un riconoscimento al valore della manifestazione. Al Festival è abbinato il concorso nazionale “C’è tutto un mondo intorno”, per cortometraggi a carattere sociale realizzati dagli studenti delle scuole superiori. Nei mesi precedenti il Festival Cesvot allestisce proiezioni e iniziative all’interno del carcere, delle scuole primarie e secondarie, dell’università, dell’ospedale di Arezzo e in altri luoghi socialmente ‘sensibili’, per accrescere coinvolgimento e consapevolezza attorno ai temi e alle finalità della manifestazione.