È cominciato nel 2011 come un appello ai giovani congolesi perché si esprimessero a favore della protezione della loro foresta e oggi è diventato un videoclip, “La voce della foresta”, a cui hanno partecipato uomini, donne e bambini.
In una piccola foresta del comune di Mont Ngafula, più persone hanno parlato con una voce sola, senza distinzioni di razza o di età, per proteggere le foreste uniche del Congo. La gioia era nei loro occhi, soprattutto quando sono arrivati nel cuore della foresta per girare le immagini.

“Ci siamo tenuti la mano per reclamare la protezione della nostra risorsa più preziosa. Insieme quel giorno abbiamo dato una voce più forte alla foresta, il cui eco speriamo attraversi tutto il continente” racconta Augustine Kasambule di Greenpeace Africa.
Nello stesso momento, in altre parti del mondo, persone di tutte le nazionalità si sono unite per ripetere lo stesso appello in favore della seconda foresta del mondo, quella del Bacino del Congo.
Undici cantanti congolesi ci ricordano così che la nostra vita è strettamente legata alla foresta. È il polmone della Terra, che purifica l’aria che respiriamo, ci procura le piante medicinali, il cibo e l’acqua che utilizziamo. La biodiversità del pianeta e il futuro del clima dipendono dalle foreste del mondo. Non poteva esserci nulla di meglio di una canzone per esprimerlo:  “Non toccare la mia foresta, ce l’ho nella pelle”.

 

Il Congo, in Africa centrale, possiede la seconda foresta più grande al mondo e una biodiversità unica. Questo ecosistema appartiene a 7 paesi: la Repubblica Democratica del Congo, il Congo, il Gabon, il Camerun, la Repubblica Centrafricana, la Guinea Equatoriale e il piccolissimo enclave di Cabinda in Angola. La foresta copre più di 1.725.000 km2 e rappresenta il 26% delle foreste mondiali. È seconda in dimensioni solamente rispetto all’Amazzonia. Si crede che al meno il 70% di questa foresta in Congo sia ancora intatto.
Due elementi chiave distinguono questa regione selvaggia africana dall’altra grande foresta pluviale, l’Amazzonia. Innanzitutto, sembra che i cambiamenti climatici siano stat

i più estremi in Africa. In secondo luogo, gli ominidi hanno avuto origine nell’Africa equatoriale e hanno vissuto per varie centinaia di migliaia di anni in aree di foreste. In Africa, la lunga coesistenza di flora, fauna ed esseri umani ha fatto sì che le foreste dell’Africa centrale si siano mantenute più o meno intatte fino a oggi.
Le foreste del Congo ospitano una varia gamma di animali. Tre delle quattro specie mondiali di Grandi Scimmie vivono qui (gorilla, scimpanzé e bonobi), insieme alla metà degli elefanti d’Africa, animali rari come il bongo e l’okapi, e una ricca serie di vari tipi di alberi, piante e frutti, che forniscono agli esseri umani cibo, un tetto, legname, medicine, e li aiutano a prevenire il riscaldamento globale. Molte persone dipendono dalle foreste del paese per la loro sopravvivenza e queste sono la più grande risorsa naturale del Congo. Il traguardo da raggiungere è trarne beneficio senza distruggerle.
Le foreste dell’Africa centrale ospitano una gamma straordinaria di mammiferi, uccelli, insetti, rettili, alberi e piante di grandi e di piccole dimensioni. Questi organismi sono legati da una complessa rete di interdipendenze.
Questo ecosistema complesso si è evoluto in migliaia di anni per raggiungere un equilibrio perfetto: dovunque c’è una pianta o un cespuglio, un animale si è adattato per mangiarli; dovunque ci sono degli erbivori, ci sono dei carnivori che se ne nutrono. E questo ecosistema continua ad evolversi ogni giorno, poiché i predatori sviluppano nuovi metodi per catturare le loro prede, le prede trovano metodi migliori per nascondersi, e animali come gli scimpanzé sviluppano nuovi strumenti per trovare cibo.
Tuttavia questo equilibrio viene messo sempre più sotto pressione dalle attività umane. Lo sviluppo di grandi centri urbani e attività come il taglio degli alberi e l’agricoltura commerciale hanno portato alla distruzione di grandi aree di foresta, mentre una popolazione più numerosa significa più caccia in quelle aree di foresta che rimangono. In questo contesto, l’ecosistema delle foreste dell’Africa centrale è più importante che mai perché è una delle poche foreste del mondo che hanno ancora grandi tratti di terra intatta e indisturbata.


La distruzione delle foreste africane
La foresta equatoriale del Congo, l´ultimo polmone naturale del continente africano, è assediata dall´industria del legno. Le multinazionali fanno a gara a chi taglia di più. Greenpeace avverte: “Così si rischia la catastrofe ambientale”.
E’ allarme per l’immenso bacino fluviale congolese. L’ultimo polmone naturale del continente africano (secondo per estensione solo alla Foresta Amazzonica) è preso d’assalto dalle multinazionali del legno e sta riducendosi sempre più. I dati dello scempio compiuto negli ultimi anni sono agghiaccianti: in Africa centrale è andato perduto l’85% delle foreste originarie. Un danno ambientale di proporzioni enormi. Oltre 80 mila chilometri quadrati di foresta sono andati distrutti per sempre. Con essi sono scomparse alcune preziose specie animali e vegetali.”Le foreste della sola Repubblica Democratica del Congo ospitano oltre 1000 specie di uccelli e 400 specie di mammiferi, molti dei quali non si trovano in nessun’altro luogo del pianeta. La foresta africana dei grandi primati è essenziale per la sopravvivenza dei nostri più vicini parenti del regno animale. Delle cinque specie di grandi scimmie, solo l’Homo sapiens – cioè noi – non rischia l’estinzione. Tre degli altri quattro – il gorilla, lo scimpanzé e il bonobo, dipendono dalle foreste pluviali africane. L’elefante di foresta (minacciato di scomparire anche per le scellerate attività dei bracconieri e dei mercanti d’avorio), il cui territorio si aggira intorno ai 3000 chilometri quadrati, gioca un ruolo molto importante nell’ecosistema forestale, diffondendo i semi di molte piante. Altri animali della foresta come l’okapi e il pavone del Congo (Afropavo congensis) sono a malapena conosciuti dalla scienza occidentale”.
L’Italia è il secondo importatore mondiale di legno dal Bacino del Congo, ed esporta il 60% di tutti i tronchi di Ayous abbattuti in quell’area e, come tale, ha una grande responsabilità nella gestione delle risorse forestali nella regione.